“Questa scoperta, per la mancanza di esercizio della memoria, produrrà nell’anima di coloro che la impareranno la dimenticanza, perché fidandosi della scrittura ricorderanno dal di fuori mediante caratteri estranei, non dal di dentro e da se stessi”....
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“Questa scoperta, per la mancanza di esercizio della memoria, produrrà nell’anima di coloro che la impareranno la dimenticanza, perché fidandosi della scrittura ricorderanno dal di fuori mediante caratteri estranei, non dal di dentro e da se stessi”. Platone era preoccupato che la parola scritta minacciasse l’arte della retorica, basata sulla memoria. Nei suoi dialoghi sosteneva che la scrittura avrebbe dato alle persone “non la verità, ma solo l’apparenza della verità” e che gli studenti avrebbero creduto “di conoscere molte cose, mentre per lo più le ignorano”, diventando “portatori di opinione anziché sapienti”. Se Platone fosse vivo oggi, direbbe cose simili su ChatGpt? È la domanda che si è fatta qualche settimana fa sul New York Times la sociologa turca Zeynep Tüfekçi. ChatGpt è un programma basato sull’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, ed è specializzato nella conversazione con gli esseri umani. Non è solo un altro gadget nell’affollato mondo dell’intelligen
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