Arrivai alla Tour Eiffel alle sedici e quaranta, col mio pessimo francese, con tre tipi di auto diverse e un tratto in metropolitana. Era una giornata grigia e coperta di nuvole piene di promesse bagnate. Prima di vederlo lo udii, il repertorio non era lo...
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Arrivai alla Tour Eiffel alle sedici e quaranta, col mio pessimo francese, con tre tipi di auto diverse e un tratto in metropolitana. Era una giornata grigia e coperta di nuvole piene di promesse bagnate. Prima di vederlo lo udii, il repertorio non era lo stesso, la canzone che cantava era o’ sole mio e la cantava veramente male, stonava e avevo l’impressione che lo faceva apposta per suscitare l’ilarità della gente che si era fermata ad ascoltare, il capello era al solito posto nell’erba e il vento prometteva che avrebbe tenuto lontano la pioggia ancora un po’, lui aveva invece in mano una bottiglia di vino rosato e sembrava completamente ebbro. Avevo la testa coperta dal cappuccio della mia felpa e mi avvicinai mescolandomi alla piccola folla di turisti, lui era in piedi sulla panchina più vicina alla base nord est della torre e lo spettacolo era piuttosto comico, rideva e faceva ridere con le sue canzoni stonate apposta e la sua aria di bevo per dimenticare ma ho dimenticato cosa.
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