Dalila Palumbo Noemi Fabiano
Danilo de Gennaro
Mi convinco sempre di più che
nelle cose belle c’è qualcosa che
non è mai definibile con
precisione.
Si tratta di un’aura
che non discende meccanicisticamente dai singoli componenti; in arte spesso si può...
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Dalila Palumbo Noemi Fabiano
Danilo de Gennaro
Mi convinco sempre di più che
nelle cose belle c’è qualcosa che
non è mai definibile con
precisione.
Si tratta di un’aura
che non discende meccanicisticamente dai singoli componenti; in arte spesso si può
trattare di un “errore”
involontario che dà un altro
colore, un nuovo sapore all’opera.
Nella formazione il è
determinato dalla creatività:
senza quel particolare che
indovina lo scarto, senza,
soprattutto, l’amalgama di entusiasmo e condivisione collettiva
del lavoro, della formazione
rimane solo la violenza gratuita
del .
Alla fine del
lavoro, si trova soltanto quanto ci
si aspettava ancor prima di
cominciare.
Viene a mancare la magia del
risultato inaspettato, la
connotazione emotiva, ma anche
razionale – non a caso il poeta
Novalis parlava di una
, di una sorta di
grammatica della fantasia che fa
sì che una moltitudine, e noi al
Salvemini siamo in tanti, si possa
riconoscere in un prodotto
elaborato da pochi.
L’augurio che faccio
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