25 agosto 2009
Non so cosa mi sta dando la forza per scrivere in questo momento.
Forse è per quel dolore forte, sordo, in fondo alla pancia.
È stato un dolore come di
parto.
L’ho provato quando mi è giunta la notizia.
Sono iniziate le contrazioni.
È...
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25 agosto 2009
Non so cosa mi sta dando la forza per scrivere in questo momento.
Forse è per quel dolore forte, sordo, in fondo alla pancia.
È stato un dolore come di
parto.
L’ho provato quando mi è giunta la notizia.
Sono iniziate le contrazioni.
È stato un
tutt’uno con le lacrime.
Contrazioni e lacrime.
E ho partorito.
Ho partorito quei bambini morti di quelle madri morte in attesa di
arrivare.
Bastava poco, un piccolo aiuto a quel natante alla deriva.
Io non ero là, e
anche se ci fossi stata, cosa avrei potuto fare?
Secondo la nuova legge sarei stata loro complice.
Sarei stata complice di richiedenti
asilo, complice di madri in attesa, di bambini mai nati.
Ma lo sarei stata volentieri,
loro complice.
Io ora sono qui.
Dopo il dolore del parto sono qui, viva.
Ed i bambini e le madri sono
morti.
Là, in quel mare.
Non è servito il loro dolore, non è servito il mio parto.
Sono
morti, quasi tutti.
Mi dispiace.
Mi dispiace per quei figli miei che non potranno più ridere
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