“
Effatà!” è un imperativo, proferito dal Cristo ad un sordomuto dalla nascita (cfr.
Mc,
7,35).
Codesto lemma deriva dall’aramaico (‘epp tah), una sorta di
ebraico antico, e significa: “Apriti!”
Il miracolo del Maestro consiste nell’aprire le...
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Effatà!” è un imperativo, proferito dal Cristo ad un sordomuto dalla nascita (cfr.
Mc,
7,35).
Codesto lemma deriva dall’aramaico (‘epp tah), una sorta di
ebraico antico, e significa: “Apriti!”
Il miracolo del Maestro consiste nell’aprire le orecchie e nello sciogliere
la lingua di quel sordomuto, il quale
finalmente comincia ad ascoltare ed
a parlare liberamente.
Lungi da noi l’arditezza di certi paragoni, vorremmo utilizzare quell’imperativo tratto da un brano del
Vangelo di Marco, per indicare uno
status - quello dell’apertura - verso il
quale noi per primi, come gazzettino, (e poi Noha tutta, come comunità) dovremmo tendere.
Tutti quanti dunque dovremmo
poter ascoltare e parlare liberamente.
E’ un tema ostico quello della comunicazione, lo sappiamo bene; e
certamente non basterebbe un editoriale di una
facciata o
due di Osservatore Nohano
per discettarne; forse
non basterebbe neanche una tesi
voluminosa o un trattato intero
(come il recente libro di
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